
Oggi, 7 Maggio, è Akṣaya-tṛtīyā. Come ti ho spiegato nel mio articolo il giorno più fortunato dell’anno, oggi è un giorno fantastico per iniziare nuove cose, soprattutto se vuoi che queste durino nel tempo.
Akṣaya infatti significa inesauribile: qualcosa che non finisce mai, che non perisce, che non trova la sua fine, qualcosa di perenne, eterno, che si rigenera costantemente. Questo vale soprattutto per le attività che svolgiamo su questo piano fenomenico, dove ogni azione ha una reazione.
Generalmente ogni volta che compiamo un’azione si produce una reazione karmica e, fortunatamente, il karma relativo è concluso una volta che questa reazione è avvenuta. Ma per il percorso dello Yoga, per le azioni compiute per elevare la propria coscienza, per una conoscenza maggiore del Sé, per elevare la propria consapevolezza, il discorso cambia. Esistono azioni che rimangono su questo piano e azioni che toccano un altro piano, il piano perenne.
Le azioni che rimangono su questo piano psico-fisico si estinguono su questo piano, ovvero: una volta che abbiamo ricevuto la reazione alle nostre azioni, il ciclo karmico relativo all’azione che ha generato il risultato si è concluso. Non rimane più traccia.
Mentre esistono azioni che si svolgono su questo piano, ma hanno una “reazione”, un effetto, su un altro piano, sul piano metafisico. Queste reazioni guadagnano i connotati di quel piano spirituale, ovvero diventano Sat: vere, sempre vere, ovvero eterne.
Queste azioni, descritte nella Bhagavad-gītā, sono azioni compiute secondo uno dei 4 tipi di Yoga: jñāna-yoga, aṣṭāṅga-yoga, karma-yoga e bhakti-yoga. Tutte queste forme di yoga hanno in comune questa definizione:
Lo yoga è una pratica che aiuta il praticante a superare gli ostacoli della mente per scoprire la vera natura del sé e la propria relazione con l’Assoluto.
Le azioni compiute nello spirito dello yoga sono, secondo la Bhagavad-gītā 6.40, di questa natura inesauribile:
Un transcendentalista impegnato in attività benefiche non incontrerà la distruzione né in questo mondo né nella dimensione spirituale. Chi agisce bene, amico mio, non è mai vinto dalla sfortuna.
Allo stesso modo, nel proseguo del capitolo 6, lo yogī è incoraggiato a continuare nel suo percorso senza temere di fallire, perché tutto ciò che fa – anche se in modo discontinuo – avrà risultati perenni.
Per questo possiamo dire che i risultati del percorso spirituale sono sempre Akṣaya, immutabili ed eterni, ovvero chi compie azioni spirituali raccoglierà frutti positivi inesauribili come se fosse sempre Akṣaya-tṛtīyā!