Astrologia Vedica - "Più lavoro e più guardagno!". Ne siamo sicuri?

Più Lavoro e più ottengo. Ma ne siamo sicuri? Spesso associamo il guadagnare al lavorare duramente. Questa mentalità ci può portare a diventare avidi. L’avidità è uno dei sei nemici che bloccano il nostro cammino evolutivo, come viene egregiamente spiegato nel sedicesimo capitolo della Bhagavad-gītā. Nella nostra mente pensiamo: “più lavorerò e più guadagnerò”, “più architetterò piani diabolici e più otterrò quello che desidero”, “più affosserò le persone intorno a me che mi sono d’ostacolo, e più avrò posizione, prestigio e fama”. In realtà questa forma mentis – che volenti o nolenti abbiamo acquisito dalla società ultra-competitiva in cui siamo nati – non fa il nostro interesse, perché ignora completamente svariati punti essenziali della “legge del karma”.

Due Banche Dati del Karma

Ad esempio, ci saranno saltate all’occhio persone che non fanno niente dalla mattina alla sera eppure hanno tutto ciò di cui hanno bisogno e, a volte, anche molto di più. Non sono un paradosso secondo questa teoria? Non dovrebbero essere povere e sotto un ponte?

Al contrario, avete notato persone che lavorano dall’alba al tramonto, che devono fare più lavori per mantenersi, eppure non riescono ad arrivare a fine mese? Non vi sembra strano? Per la teoria del “più lavoro e più guadagno”, non dovrebbero essere tutti ricchi nababbi?

L’Astrologia Vedica ci viene in aiuto nella risposta a queste domande, spiegandoci che “lavoro e guadagno sono due compartimenti karmici differenti. Ovvero abbiamo due banche dati: una che determina quanto e come guadagneremo; e un’altra che determina come, quando e quanto lavoreremo. Possiamo dire che ho: (1) un karma lavorativo e (2) un karma che riguarda il guadagno. E non è detto che questi coincidano. Anzi, gli esempi che abbiamo fatto sono proprio un esempio di un mismatch di questi due serbatoi karmici.

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Ruolo del Destino

Ognuno di noi ha un destino (più o meno fisso) e, contemporaneamente, un certo grado di libertà d’azione chiamata “libero arbitrio”. Agendo ora stiamo creando il nostro destino futuro, ma contemporaneamente – in questo esatto momento – ci stiamo “sorbendo” il destino che abbiamo creato con le nostre stesse azioni passate. È questo destino che ci forza a: guadagnare poco, mediamente o molto; e lavorare poco, il giusto o dover lavorare tanto.

La Fortuna di Avere ciò che Vogliamo

Primo aspetto da considerare: siamo fortunati o meno in questa vita? La fortuna di una persona – che si ottiene perché nelle vite precedenti si è praticata l’etica, la morale, si è stati ligi al dovere e rispettosi verso gli altri – si vede dal reggente della Casa 9 (9L). Primo grande insegnamento: agire bene – nell’etica e nella compassione – porta sempre buoni risultati che frutteranno a momento debito donandoci un 9L posizionato in una situazione favorevole.

A seconda della posizione del 9L negli yuga-rāśi (i segni associati alle 4 ere cosmiche) abbiamo 4 possibilità: a) ottengo più di quello che posso desiderare; b) ottengo quello che desidero, semplicemente desiderandolo; c) ottengo quello che desidero lavorando duramente per ottenerlo; e d) non ottengo ciò che desidero neanche lavorando duramente.

Ecco, la scrittrice del libro “The Secret – Il Segreto” (che spiega che possiamo avere tutto ciò che vogliamo semplicemente chiedendolo all’universo) probabilmente apparteneva alla categoria “b”. Ma sappiate – come ci insegna l’Astrologia Vedica – che non vale per tutti…

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Capacità di Cambiare

Nella carta astrologica, le Case che indicano la possibilità di cambiare il proprio destino sono chiamate upacaya, le Case in cui il karma viene creato:

  • la Casa 3 indica lo sforzo che mettiamo nelle cose che facciamo;
  • la Casa 6 indica il servizio che facciamo agli altri, e i nemici interiori (cupidigia, collera, avidità, arroganza, attaccamento e invidia) che dobbiamo affrontare per avanzare nella vita;
  • la Casa 10 è il particolare tipo di azioni che compiamo, il lavoro che svolgiamo e l’attitudine che abbiamo verso il successo;
  • la Casa 11 rappresenta gli amici e i gruppi che frequentiamo, perché le nostre associazioni influiscono in modo rilevante sulla nostra esistenza: “uccelli dalle stesse ali volano insieme”, “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.

Se stiamo cercando un effettivo cambiamento nella nostra vita, dobbiamo osservare con attenzione queste Case e così sfruttare le opportunità che abbiamo nella nostra vita.

Karma Lavorativo

In particolare, da un punto di vista tecnico, il focus della carriera, del lavoro e del guadagno ruota intorno alla Decima Casa (10H) e alla carta divisionale corrispondente (D-10). Anche i guadagni del lavoro che di solito si attribuiscono all’Undicesima Casa (11H) non sono altro che una derivazione della Decima Casa. Per il principio bhavat bhavam: la 11H è la seconda casa (dei guadagni) dalla 10H, per cui l’11H è la casa dei guadagni che si ottengono dal lavoro.

Quattro pianeti sono i karaka (gli indicatori) di questa Casa: Mercurio, Sole, Luna, Giove e Saturno. Ognuno di questi indicatori spiega aspetti differenti in connessione al lavoro.

Mercurio è l’indicatore principale. In particolare Giove è il pianeta della prosperità che favorisce un facile guadagno, quando è supportato dal Sole e dalla Luna. Mentre Saturno è il pianeta del duro lavoro. Avere un forte Saturno o Saturno come indicatore della propria persona (1L o Ātma-karaka) spinge la persona ad essere workaholic, non può smettere di lavorare. Alcune persone semplicemente non riescono a lavorare meno, anche se si presentasse l’opportunità.

Giove e Saturno sono due compartimenti karmici differenti. Questi differenti compartimenti, che possono avere differenti risultati, determinano svariate possibilità, ad esempio (usando solo poco/molto): lavoro poco e guadagno poco; lavoro poco ma guadagno molto; lavoro molto ma guadagno poco; o lavoro molto e guadagno molto. Innumerevoli sfaccettature nascono se creo le permutazioni usando più valori rispetto al binario poco/molto, come avviene per l’astrologia.

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Conoscere e Valorizzare i Propri Talenti

Ora, per poter migliorare la nostra situazione dovremmo investire sui nostri punti di forza e accettare/sopperire ai nostri punti deboli. Come fare?

Abbiamo due macro categorie di talenti: i talenti che possiamo usare per diletto e i talenti che possiamo usare, in modo fruttuoso, per lavorare. Inoltre, molto spesso i talenti innati si manifestano apertamente, nella vita di un individuo, ma non spesso li utilizziamo nelle nostre occupazioni. A volte siamo costretti a mettere i nostri talenti (che potrebbero rivelarsi redditizi) nel cassetto insieme a svariati altri sogni.

I talenti generici di una persona – che possono essere (1) innati, (2) manifesti da autodidatta o (3) manifesti dopo aver imparato da un maestro o fatto corsi – si vedono dalla Navāṁśa (la D-9, la carta divisionale che riguarda la 9H). Quindi io posso essere un cantante talentuoso, ma guadagnerò da questo? Non è detto, potrebbe diventare il mio hobby. Potrei essere un bravo cantante di karaoke nel mio piccolo paese ma non aver alcun riscontro economico.

I talenti di una persona che permettono un guadagno si vedono dalla Dasāṁśa (la D-10, la carta divisionale che riguarda la 10H) e si dividono, a seconda della loro posizione in questa carta, in: (1) abilità innate, (2) abilità che si acquisiscono dopo aver studiato, (3) abilità che si acquisiscono dopo lo studio e il praticantato, e (4) abilità che si sviluppano solo dopo molti anni di lavoro. Se una persona ha abilità nella D-10 e lavora in quella direzione è assicurato che ne potrà ricavare il giusto guadagno.

A complicare le cose sta il fatto che ciò che ci piace non è detto che sia ciò che ci serve. E per inseguire ciò che ci piace possiamo trascurare potenziali latenti che ci potrebbero aprire nuove opportunità.

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La Quota per Ognuno

Da una prospettiva spirituale, la Sri Īśopaniṣad spiega un fondamentale segreto dell’universo. Avete presente gli uccelli del cielo e gli animali della foresta? Questi hanno sempre da mangiare e hanno sempre tutto ciò che gli serve per sostentarsi. Anche noi uomini abbiamo la nostra quota che ci spetta per essere completamente sostenuti. Ma qual’è la clausola? Se mettiamo un sacco di riso in un giardino, cosa accadrà? Gli uccellini verranno e prenderanno la quantità di riso che sta nel loro piccolo becco e con questo si sfameranno e sfameranno i loro piccoli, lasciando il resto per gli altri animali.

Se un sacco di riso di quantità proporzionata (o, più modernamente, l’equivalente in denaro) lo appoggiamo per le vie di Bologna, il primo essere umano che lo vedrà lo prenderà per sé, lo metterà in magazzino e ci mangerà per un anno, non lasciando neanche un chicco per gli altri.

L’animale prende dalla natura la sua quota, mentre l’avidità spinge l’uomo a prendere tutto per sé. Per questo abbiamo persone molto ricche e persone molto povere, mentre non abbiamo uccellini molto ricchi e uccellini molto poveri.

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A livello individuale, la Sri Īśopaniṣad dice che se l’uomo prende, senza avidità, ciò che gli spetta non gli mancherà mai niente, perché verrà protetto dall’ordine cosmico. Questo principio è chiamato īśavasya, ovvero la comprensione che tutto appartiene al Divino e che è il Divino che ci mantiene. Se viviamo con tale consapevolezza non ci mancherà mai niente e non avremo mai niente di cui lamentarci.

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Per avere questa comprensione e vivere la vita con tale abbandono – soprattutto in una società che ci ha indottrinato dalla nascita nel modo opposto – serve fare un grande lavoro su noi stessi.

Finché non abbiamo raggiunto questa consapevolezza, di tanto in tanto, perché non “sbirciare” il nostro karma e vedere se possiamo fare qualcosa per “aiutare” il nostro destino a fiorire?

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